Credere in se stessi.
Questa pagina bianca da riempire spaventa, a volte. Ma come in ogni cosa, ciò che spaventa è solo l'inizio. Iniziare una cosa nuova mi ha sempre terrorizzata: poi, coi miei tempi (più o meno biblici, a seconda ..) ho sempre fatto tutto.
Tranne credere in me stessa. Questo è un compito di tutt'altro spessore e difficoltà, e nemmeno ora, superata la fatidica soglia dei trenta, sento di crederci davvero. Le cose sono migliorate, e se non altro ora ho capito dov'è il problema, quale sia il vero nodo da sciogliere, ma siamo ancora lontani dalla soluzione vera e propria. O meglio lo saremmo - lo sarei, non so il perché del plurale...forse perché conforta non pensarmi "sola" - dicevo, lo sarei se continuassi a reagire a questo pout-pourri di momenti che è la vita con i miei soliti tempi biblici, estenuanti agli occhi di molti.
Sono stata 5 mesi a pensare se aprire o meno una pagina online per pubblicizzare il mio lavoro, ciò che amo e che finalmente non ho paura di dire "è questo ciò che voglio fare: la fotografa." Questo, che sembra così poco, a dirsi. A farsi, un altro paio di maniche.
Quella sciocca piccola frase lì mi ha anche fatto andare all'aria due o tre colloqui di lavoro, che probabilmente per il resto sono andati piuttosto bene. Ma non ce l'ho fatta, a tenermelo dentro . Alla domanda fatidica "Ti ci vedresti in questo lavoro sul lungo termine?" ho sempre tentennato, e alla fine quella parola mi è scappata sempre "Mah, faccio fatica a pensare fra dieci anni cosa farò, in fondo vorrei fare la fotografa". Gli occhi me li ha aperti la prima volta un impresario, il colloquio con lui è stato tragico e bellissimo allo stesso tempo . Tragico perché mi ha fatto capire che stavo sbagliando tutto, bellissimo perché mi ha fatto capire anche che non era troppo tardi. "Adesso puoi scegliere: io non ti vedo qua, non hai l'animo di una persona che può solo inserire dati al computer da mattina a sera. Se tu lo vuoi fare ben venga, ma la domanda è questa: lo vuoi davvero? Altrimenti, io fossi in te sceglierei ciò che vorrei fare davvero, e lavorerei in quel senso".
Ecco, da quel giorno sono passati forse 5 mesi, e da quel giorno ho cominciato ad elaborare tutto, davvero. Ho frequentato una bellissima scuola di fotografia, che mi ha dato tanto, e sono passati già 5 anni. A questo punto, a trent'anni, con la vita che mi passa fra le mani e io che non mi aggrappo perché ho paura anche di me stessa, devo fottutamente reagire. Devo spingermi a decidere per me stessa e a credere, in me stessa. Ciò che mi sembrava un passo avanti enorme quando l'ho fatto, cioè aprire quella semplice paginetta di promozione del mio lavoro, ora capisco quanto poco sia importante se dietro, di persona, al 200 % , io non creda di potercela fare davvero. Oggi sono qui a sfogarmi solo perché oggi è stato l'ennesimo giorno di crisi di un periodo di mesi di disoccupazione e disagio, nei confronti delle persone che vivono attorno a me. Ad un certo punto ho creato un piccolo muro, quel tanto che bastava per smetterla di sentirmi uno schifo ogni giorno e poter andare avanti, avanti a mandare curriculum per occupazioni che non mi interessano , con la sensazione di continuare a sbagliare, avanti a fare colloqui dove non so mentire , non so mostrarmi al meglio di me stessa perché non ci credo neanche un po', e continuare a sentirmi a disagio. Ora, oggi, dico BASTA. A me stessa, perché è solo con me stessa che sto lottando. E mi dico che devo davvero credere di più in me, perché si, io ho un valore come persona, ho delle competenze, delle conoscenze, e posso davvero fare il lavoro che voglio, ne ho la possibilità perché non sono in mezzo a una strada e non muoio di fame (grazie famiglia). Ci sono voluti mesi, ci sono voluti sproni da tutte le parti. Oggi 12 aprile, venerdì, alla vigilia di una partita di roller derby a Milano , in mezzo ai preparativi e con un raffreddore intenso, ho aperto gli occhi ancora un po'. Ora devo smetterla di trovare scuse e momenti per non fare le cose, muovere il culo e iniziare. La paura è nell'inizio.
Tranne credere in me stessa. Questo è un compito di tutt'altro spessore e difficoltà, e nemmeno ora, superata la fatidica soglia dei trenta, sento di crederci davvero. Le cose sono migliorate, e se non altro ora ho capito dov'è il problema, quale sia il vero nodo da sciogliere, ma siamo ancora lontani dalla soluzione vera e propria. O meglio lo saremmo - lo sarei, non so il perché del plurale...forse perché conforta non pensarmi "sola" - dicevo, lo sarei se continuassi a reagire a questo pout-pourri di momenti che è la vita con i miei soliti tempi biblici, estenuanti agli occhi di molti.
Sono stata 5 mesi a pensare se aprire o meno una pagina online per pubblicizzare il mio lavoro, ciò che amo e che finalmente non ho paura di dire "è questo ciò che voglio fare: la fotografa." Questo, che sembra così poco, a dirsi. A farsi, un altro paio di maniche.
Quella sciocca piccola frase lì mi ha anche fatto andare all'aria due o tre colloqui di lavoro, che probabilmente per il resto sono andati piuttosto bene. Ma non ce l'ho fatta, a tenermelo dentro . Alla domanda fatidica "Ti ci vedresti in questo lavoro sul lungo termine?" ho sempre tentennato, e alla fine quella parola mi è scappata sempre "Mah, faccio fatica a pensare fra dieci anni cosa farò, in fondo vorrei fare la fotografa". Gli occhi me li ha aperti la prima volta un impresario, il colloquio con lui è stato tragico e bellissimo allo stesso tempo . Tragico perché mi ha fatto capire che stavo sbagliando tutto, bellissimo perché mi ha fatto capire anche che non era troppo tardi. "Adesso puoi scegliere: io non ti vedo qua, non hai l'animo di una persona che può solo inserire dati al computer da mattina a sera. Se tu lo vuoi fare ben venga, ma la domanda è questa: lo vuoi davvero? Altrimenti, io fossi in te sceglierei ciò che vorrei fare davvero, e lavorerei in quel senso".
Ecco, da quel giorno sono passati forse 5 mesi, e da quel giorno ho cominciato ad elaborare tutto, davvero. Ho frequentato una bellissima scuola di fotografia, che mi ha dato tanto, e sono passati già 5 anni. A questo punto, a trent'anni, con la vita che mi passa fra le mani e io che non mi aggrappo perché ho paura anche di me stessa, devo fottutamente reagire. Devo spingermi a decidere per me stessa e a credere, in me stessa. Ciò che mi sembrava un passo avanti enorme quando l'ho fatto, cioè aprire quella semplice paginetta di promozione del mio lavoro, ora capisco quanto poco sia importante se dietro, di persona, al 200 % , io non creda di potercela fare davvero. Oggi sono qui a sfogarmi solo perché oggi è stato l'ennesimo giorno di crisi di un periodo di mesi di disoccupazione e disagio, nei confronti delle persone che vivono attorno a me. Ad un certo punto ho creato un piccolo muro, quel tanto che bastava per smetterla di sentirmi uno schifo ogni giorno e poter andare avanti, avanti a mandare curriculum per occupazioni che non mi interessano , con la sensazione di continuare a sbagliare, avanti a fare colloqui dove non so mentire , non so mostrarmi al meglio di me stessa perché non ci credo neanche un po', e continuare a sentirmi a disagio. Ora, oggi, dico BASTA. A me stessa, perché è solo con me stessa che sto lottando. E mi dico che devo davvero credere di più in me, perché si, io ho un valore come persona, ho delle competenze, delle conoscenze, e posso davvero fare il lavoro che voglio, ne ho la possibilità perché non sono in mezzo a una strada e non muoio di fame (grazie famiglia). Ci sono voluti mesi, ci sono voluti sproni da tutte le parti. Oggi 12 aprile, venerdì, alla vigilia di una partita di roller derby a Milano , in mezzo ai preparativi e con un raffreddore intenso, ho aperto gli occhi ancora un po'. Ora devo smetterla di trovare scuse e momenti per non fare le cose, muovere il culo e iniziare. La paura è nell'inizio.
Commenti